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2 APRILE 2015 ore 20:13
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Ripresa "in tempo reale" l'evoluzione di un getto stellare

La spettacolare differenza tra due immagini di una stella giovane e massiccia, riprese a 18 anni di distanza, mostra per la prima volta l'evoluzione di un getto di gas emesso da una protostella massiva. Due astronomi sardi nel team autore della scoperta.
La comprensione dei meccanismi di formazione di stelle di grande massa (superiore a 8 volte quella del Sole) è uno dei grandi enigmi dell'astrofisica moderna. Mentre per le stelle più piccole i meccanismi appaiono chiari e ben documentati dalle osservazioni, il discorso cambia per le stelle massicce,omega replica watches in genere troppo lontane, in rapidissima evoluzione e con un'energetica troppo elevata.
Una ipotesi avanzata da alcuni ricercatori, finora non corroborata da dati osservativi, è che i getti di gas, emessi dal centro dal centro del disco di accrescimento che circonda la protostella, in combinazione con il campo magnetico possano aiutare la formazione della stella in maniera molto più importante di quanto facciano durante la formazione di stelle più piccole. Infatti solo grazie a tali getti è possibile ridurre la pressione generata dalla radiazione emessa dalla protostella in formazione consentendo l’ulteriore accrescimento della protostella stessa fino a raggiungere le enormi masse finali.

Un passo in avanti in questo settore viene riportato nell'articolo appena pubblicato su Science a firma di un team internazionale che comprende anche due astronomi sardi, Gabriele Surcis, del Joint Institute for VLBI in Europe (JIVE), e Ciriaco Goddi, della Radboud University Nijmegen.
Nell'articolo infatti vengono presentate due immagini della stella W75N(B)-VLA2, distante circa 4200 anni luce dalla Terra, effettuate a distanza di 18 anni l'una dall'altra con il Karl G. Jansky Very Large Array (VLA).
In figura una rappresentazione artistica dell’evoluzione del getto di gas espulso dalla protostella, a sinistra come venne osservato nel 1996 mentre a destra la sua attuale morfologia.








Image Credit: Wolfgang Steffen, Instituto de Astronomía, UNAM

La spettacolare differenza tra le due immagini (guarda l'animazione prodotta dal JIVE) mostra l'evidente evoluzione del getto di gas emesso dalla protostella che interagisce con il denso toro di polvere che la circonda.

"La cosa sorprendente" - dice Gabriele Surcis  - "è che abbiamo osservato il cambiamento della sua collimazione in un temposcala di 18 anni. Un po' come osservare il primo battito di ciglia di un neonato, ma stando a chilometri di distanza."

Ancora, aggiunge Ciriaco Goddi: “ L’evoluzione osservata mostra un accordo impressionante con i modelli teorici esistenti, che prevedono un’espansione dei getti molto più sferica di quella che ci si aspetterebbe sulla base di osservazioni di stelle di massa inferiore”. "Un aspetto ancora più interessante - aggiunge Surcis - è che abbiamo osservato anche una variazione del campo magnetico, in accordo con l'evoluzione del getto, che indica che la materia viene espulsa lungo il campo magnetico come predetto dalle più recenti simulazioni."

Una scoperta che rappresenta certamente un primo importante passo verso la comprensione della formazione delle stelle massive.
"Ovviamente continueremo a monitorare la protostella con vari progetti. - conclude Surcis -  Uno di questi durerà 6 anni ed useremo l'European VLBI Network di cui il Sardinia Radio Telescope fa ormai attivamente parte."

In bocca al lupo a tutto il team, ma soprattutto ai nostri ex colleghi e compagni di studi!

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Gabriele Surcis ha conseguito la laurea in Fisica a Cagliari, con una tesi sviluppata presso il gruppo di radio astronomia extragalattica dell'Osservatorio di Cagliari. Dopo il dottorato, conseguito presso l'Angerlander-institut fuer Astronomie di Bonn, assume il ruolo di Support Scientist presso il "Joint Institute for VLBI in Europe", centro
europeo dell'interferometria radio europea, nel quale lavora tuttora.
Ciriaco Goddi ha conseguito la laurea e il dottorato di ricerca in Fisica a Cagliari,con una tesi sviluppata presso il gruppo di astrofisica del mezzo interstellare dell’Osservatorio di Cagliari. Dopo vari post-doc in Italia (presso l’Osservatorio di Arcetri a Firenze) e all’Estero (all’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, all’European Southern Observatory), è stato Support Scientist al “Joint Institute for VLBI in Europe”. Attualmente ricopre il ruolo di Project Scientist per il progetto BlackHoleCam alla Radboud University di Nijmegen in Olanda.