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La Storia

Variazione delle latitudini

La posizione di un punto P (diverso dai poli) sulla superficie terrestre è definita senza ambiguità da due coordinate, la latitudine geografica j e la longitudine geografica l . La latitudine j è il complemento dell’angolo che la direzione della verticale fisica passante per P forma con la direzione dell’asse di rotazione terrestre. Se la Terra potesse essere considerata come una sfera omogenea, la direzione della verticale per qualunque punto sulla sua superficie passerebbe per il suo centro e coinciderebbe con la direzione del raggio. Ma poichè così non è la direzione della verticale è ricavabile solo dalle osservazioni.

Per molto tempo gli astronomi avevano cercato di verificare sperimentalmente che la latitudine di un luogo subisce leggere fluttuazioni dipendenti dal moto dall’asse di rotazione terrestre, secondo quanto previsto, per via teorica, nel modello di Eulero.

Il problema fu affrontato fra gli altri da numerosi matematici, astronomi e geodeti italiani e grande impulso ebbero, fra le altre, le ricerche di Arminio Nobile dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte a Napoli.

L’esistenza della traccia del moto dell’asse di rotazione fu messa chiaramente in evidenza dall’astronomo americano S. C. Chandler che esaminò attentamente parecchi decenni di osservazioni. Dall’analisi delle variazioni di latitudine osservate egli ricavò, nel 1891, un valore del periodo della nutazione libera di circa 427 giorni (periodo di Chandler) ed uno spostamento quasi circolare del polo di circa 18 m di diametro. Il periodo trovato da Chandler differiva notevolmente da quello previsto da Eulero. La spiegazione di ciò fu data nel 1892 da Simon Newcomb che attribuì questa differenza al fatto che la Terra non poteva essere considerata perfettamente rigida ma si comportava come un corpo elastico. La scoperta di Chandler diventava così di fondamentale importanza non solo per l’astronomia ma anche per la geofisica.